Cos’è il cohousing

Il co-housing è una miscela sapiente di spazi comuni e privati, anche definito vicinato elettivo, che non solo rende la vita meno solitaria, più allegra, solidale e partecipata, anche per i bambini o gli anziani, ma permette di abbassare significativamente i costi di gestione e servizi e di sfruttare al meglio le risorse limitando gli sprechi e inquinando il meno possibile, permette di godere di servizi condivisi che di norma avrebbero costi di realizzazione e manutenzioni troppo elevati.

Di co-housing, in Italia, se ne parla da qualche anno, definendola come una tendenza abitativa che proviene dal Nord Europa (primo esperimento nel 1972 a Copenhagen); se si ragiona un attimo sul passato abbastanza recente, però, capiamo come il coabitare la medesima abitazione con un gruppo piuttosto numeroso di persone, aiutandosi a vicenda, sia sempre stata la norma (pensiamo alle famiglie contadine fino a metà ‘900) e come solo negli ultimi decenni si sia instaurato un modello unifamiliare per le case. Svantaggi? Un aumento sensibile dei costi e la perdita di una rete umana e sociale molto importante sia per la vita psicologica che pratica degli individui.

Esistono esperienze di co-housing in tutte le regioni italiane, sia in città che in zone rurali.

Le abitazioni scelte per queste esperienze sono a volte vecchi edifici dismessi, che vengono riqualificati e suddivisi secondo uno schema preciso con unità abitative indipendenti e spazi comuni, a volte strutture studiate ex-novo e progettate con le più innovative tecnologie e allo stesso tempo con i più moderni concetti di condivisione sociale in modo tale che l’architettura stessa delle unità abitative incoraggia un senso di comunità, con spazi comuni racchiusi tra quelli privati.